In effetti, la maggior parte delle persone, quando si trova costretta ad uscire dalle sue aree di comfort, non riesce a gestire la tensione che deriva dal confrontarsi con situazioni inedite, al punto da non poter fare altro che affidarsi agli ansiolitici.
Perché? Cosa distingue i cosiddetti vincenti dai perdenti (termini ignobili, lo so, e mi faccio schifo da solo a scriverli... ma non è forse così che troppo spesso definiamo gli altri in funzione di ciò che realizzano o meno?)? Dipende forse dalla solidità, ovvero fragilità, del loro sistema nervoso? Dal carico, oggettivamente più o meno pesante, delle questioni che si trovano a dover affrontare? Dal sostegno, o meno, che hanno da coloro che dovrebbero appoggiarli?
Tutti questi aspetti possono in qualche modo partecipare alla creazione di stati ansiogeni, ma non in modo così determinante come si può pensare.
Affibbiamo il termine "stress" in modo molto generico a qualsiasi stato emotivo o nervoso provocato da situazioni o persone che ci mettono nella situazione di operare al di fuori dei nostri schemi mentali, e quindi comportamentali, generando diversi gradi di disagio.
In effetti, il verbo inglese "to stress" significa mettere qualcosa (o qualcuno) sotto tensione o sollecitazione al fine di testarne la resilienza e, quindi, la capacità di sostenere un certo non meglio definito carico esterno.
Pertanto, quando ci si confronta con una situazione stressogena, non è la situazione in sé a stressarci, ma la nostra incapacità di sostenerla ed è evidente che se non abbiamo mai fatto niente per consolidare la nostra resilienza, ci vuole poco per farci saltare i nervi.
E' dunque molto importante, soprattutto per un leader, saper distinguere uno stato di "tensione" da uno di "pressione", in quanto tale distinzione dipende dal grado di controllo che abbiamo sulle diverse situazioni.
Infatti, se prendiamo per buono il famoso aforisma di Kissinger, per cui un leader "porterebbe le persone da dove si trovano a dove non sono mai state prima", è evidente che il leader si debba GIA' trovare laddove vuole portare altre persone, in questo caso in uno stato di controllo e, quindi, di relativa tranquillità interiore.
"Controllo" è la parola magica, qui, quella che determina il divario fra tensione e pressione. Entrambe, infatti, generano stress, ma di qualità diversa, anzi opposta: quando si "subisce" una situazione, il livello di controllo è evidentemente inferiore e si prova quindi uno stato di tensione che a lungo andare diventa dannoso ad ogni livello, soprattutto quello psicofisico; al contrario, quando si crea o si "aggredisce" una situazione - quindi si assume il controllo - ci si pone in uno stato di pressione che non solo non ci danneggia, ma ci energizza.
Ecco come passare da uno stato all'altro.
1. Aumenta la tua sfera di controllo - Hai bisogno di rafforzare quel muscolo emozionale chiamato resilienza e lo fai cominciando dall'affrontare piccole sfide, assumendotene l'onere e la responsabilità. Poiché sei stato tu ad assumere l'iniziativa, sentirai la pressione (che deve esserci ed è benefica!), ma sempre meno la tensione dovuta alla resistenza quando si presenteranno situazioni indesiderate.
2. Elimina tutti i palliativi per alleviare la tensione - Fumo, alcol, stupefacenti, sesso sfrenato, TV o qualunque altro artificio avente lo scopo di aiutarti a convivere con la tensione va eliminato proprio perché funziona... ma solo quel tanto per farti stare un po' meglio per un po'. In realtà, così vai a rafforzare la resistenza, abbassi il controllo, crei dipendenza e, quel è peggio, danneggi il tuo organismo ed erodi la resilienza.
3. Ricontestualizza lo scopo della situazione stressogena - La constatazione di non avere controllo su una situazione, ovvero di averlo perso, conduce prima o poi, fatalmente, ad uno stato di vittimismo che va ad innescare un circolo vizioso di stress da cui è poi sempre difficile uscire. Dal pensare che gli eventi indesiderati che ti capitano sono lì per distruggerti, considera in che modo sono invece lì per aiutarti a crescere (che è poi proprio così) ed a renderti più forte.
4. Comincia a porti degli obiettivi importanti - Quando ci si pone degli obiettivi, andiamo ad attivare una visione che ha il potere di creare una pressione creativa interna, che a sua volta distoglie il nostro focus dalle situazioni che ci procurano tensione e ci fanno sentire sempre più in controllo. Inoltre, considera che maggiore è l'importanza degli obiettivi che ci poniamo, maggiore sarà anche la pressione che proveremo.
5. Medita sulla visione pronunciando affermazioni corrobo-ranti - Gli esercizi di visualizzazione hanno il potere di ricreare nella mente una realtà alternativa desiderata. Basta chiudere gli occhi e focalizzarsi sulla visione di cosa vuoi essere, dove vuoi trovarti, come arrivarci... e mentre fai tutto questo pronuncia a bassa voce, ma con convinzione, un'affermazione (frase fortemente positiva e motivante pronunciata tra sé e sé) potenziante ed energizzante.
Il controllo dei propri stati emozionali e mentali è senza dubbio una delle capacità più qualificanti per un leader, su cui viene peraltro giudicato più aspramente quando tale capacità viene meno.
Per questo non può essere trascurata.