La maggior parte dei manager si affida pesantemente all'esperienza, al punto da considerarla un fattore competitivo chiave sia a livello personale (rispetto ad altri manager), sia a livello aziendale (rispetto ad altre aziende). Ora, la domanda è: quanto sono lontani, ovvero vicini, dalla verità? E' saggio porre così tanta fiducia ed enfasi sull'esperienza? In altre parole, quanto è affidabile l'esperienza? E possono i manager più maturi sentirsi veramente sicuri nell'affidarsi alla loro esperienza per prendere decisioni critiche?
Per rispondere a queste domande dobbiamo capire cosa sia veramente ciò che chiamiamo
"esperienza" e se, per sua stessa natura, possa considerarsi un vero fattore competitivo oppure una pericolosa trappola. La stragrande maggioranza delle persone crede che l'esperienza sia legata ad eventi passati e/o a come tali eventi siano stati gestiti (con successo o meno). Non è proprio così. L'esperienza non si basa su ciò che è successo in passato, ma su come ognuno di noi ha
"interpretato"
tali eventi. Consciamente, lo capiamo quasi tutti, ma inconsciamente tendiamo a mischiare la realtà (gli eventi) con ciò che
"crediamo" sia o significhi la realtà (interpretazioni).
Ciò che definiamo esperienza è il risultato di
convinzioni che abbiamo formato riguardo a ciò che è successo e di come è poi andata a finire. Formiamo le nostre convinzioni in uno di due modi: per induzione, dove uno assorbe una convinzione che viene volontariamente od involontariamente promossa all' interno di un determinato ambiente; o per
deduzione (o inferenza), per cui uno formula una conclusione basata sulla sua personale interpretazione, senza alcuna influenza esterna, di certi eventi.
Nel caso dell'esperienza, dobbiamo decisamente togliere l'induzione dall'equazione poiché nessuno può affermare di aver maturato una qualsiasi esperienza da ciò che ha sentito o imparato da fonti esterne: l'esperienza è qualcosa che dobbiamo acquisire in prima persona e pensare che:
"Ci sono passato ed ho imparato qualcosa di importante a riguardo."
Ebbene,
cosa hai imparato, esattamente? In che modo hai associato un certo evento ad un determinato risultato?... Cominci a capire dove ci sta portando tutto questo?
Ammettiamo che tu abbia assunto un venticinquenne per occupare una posizione strategica nella tua azienda. E' nato - diciamo - in Canada, da una famiglia ebrea, si è laureato in letteratura inglese, ha gli occhi blu ed è allergico ai gatti. Ora, questo ragazzo si è rivelato un disastro e hai dovuto licenziarlo. Così, hai maturato un'esperienza a proposito di quello che è successo ed ora sai che non dovrai più assumere persone che... Che
"cosa"? Qual è la tua interpretazione a proposito di ciò che è successo? Cosa ne hai dedotto? Che non assumerai più canadesi? O ebrei? O un laureato in lettere? O persone con gli occhi blu o troppo giovani o allergici ai gatti?
D'accordo, sto semplificando molto, qui, ma se pensi che non abbia mai incontrato persone che formano la loro esperienza su conclusioni totalmente prevenute, basate sulla razza, la religione, l'origine, l'opinione politica o anche la squadra di calcio del cuore, beh, potrei sconvolgerti! Il problema è che 1) formiamo le nostre convinzioni in base a come interpretiamo gli eventi e 2) le nostre convinzioni
diventano fatti per noi. Pertanto, la cosiddetta esperienza non è che il risultato di convinzioni che le persone trasformano in fatti; e poiché i fatti sono
generalizzazioni, tutto ciò che riguarda una certa convinzione diventa un fatto.
Può sembrare che si tratti di un processo mentale molto fragile e vulnerabile, ma in realtà il
sistema di credo è una dotazione straordinariamente potente che tutti abbiamo. Senza di esso, vivremmo ancora nelle caverne. Ci consente di imparare cose di cui non abbiamo fatto diretta esperienza da gente che invece l'ha fatta, mettendoci in grado di risolvere in pochi secondi problemi che l'umanità ha impiegato secoli per trovare una soluzione. E' pazzesco e, da questo punto di vista, l'esperienza è decisamente un bagaglio che non ha prezzo. Infatti, la nostra mente non distingue tra convinzione indotta o dedotta. Una convinzione è semplicemente la
verbalizzazione di un'interpretazione della realtà che trasformiamo in fatti, a prescindere da come la formiamo, e credo di poter dire che si tratta della peggiore debolezza del nostro sistema di credo.
Di certo, però, non possiamo permetterci di rinunciare agli enormi benefici che derivano dal costruire una solida esperienza nel corso di diversi anni o decenni. Basta essere consapevoli delle seguenti trappole.
1.
Prendere per scontato ciò che sai (o credi di sapere) - Non va mai dimenticato che le convinzioni sono solo supposizioni e, pertanto, una parte notevole del tuo bagaglio di esperienza si basa di fatto su supposizioni. Questo può essere un pensiero angosciante perché ti viene chiesto di mettere in discussione i tuoi punti di riferimento. Tuttavia, ti consente anche di esplorare nuove possibilità ed elaborare strategie autenticamente innovative, specialmente in situazioni di cambiamento. La tua esperienza rimane e puoi farne buon uso senza esserne controllato.
2.
Considerare l'esperienza un fattore competitivo - Troppi manager usano l'esperienza che hanno maturato nel tempo come
leva di potere e per creare competizione coi colleghi o perfino coi loro subalterni. L'esperienza è un
asset
straordinario, ma solo finché viene condivisa ed offerta per discussione. Ogni altra cosa è vanità e non solo mostra una scarsa fiducia in se stessi, ma compromette le relazioni.
3.
"Diventare" la tua esperienza - Molta gente non solo usa l'esperienza come leva di potere, ma
diventa la sua esperienza. Questo significa che ciò che ha da contribuire e la sua stessa essenza professionale si basano quasi totalmente sull'esperienza che ha maturato negli anni. Di conseguenza, diventa molto protettiva e gelosa della propria esperienza e la difenderà ad ogni costo, poco importa a quali crisi e conflitti la porterà questo atteggiamento.
4.
Smettere di imparare - Questa è forse la trappola più micidiale. Come se il punto precedente non provocasse già grossi danni, in questo caso le persone confondono l'esperienza con la
conoscenza. In altre parole, credono che l'esperienza possa abbondantemente compensare la mancanza di nuova conoscenza e quindi smettono di imparare. E per rendere le cose ancora peggiori, vedono la nuova conoscenza come fumo negli occhi, nonché una
minaccia alla loro esperienza. Fai un respiro profondo e rilassati: la conoscenza e l'esperienza non sono alternative, ma complementari.
Alla fine, non possiamo certo definire l'esperienza un mito. Hai lavorato molto duramente per formarla e nel processo ti sarai preso anche qualche bella badilata sui denti, quindi non rinunciarvi. Ricorda soltanto che sei e puoi dare molto di più della tua esperienza.